Non dimenticare

 

Istituzione del «Giorno della Memoria» in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

Legge 211, 20 luglio 2000

 

 

2019

Alpignano

Giorno della Memoria 2019

 

Caselette

Giorno della Memoria 2019

 

San Gillio

Giorno della Memoria 2019



 

 2018

Givoletto

Giorno della Memoria 2018

 

San Gillio

Giorno della Memoria 2018

 

Alpignano 

Aspettando il Giorno della Memoria



 

 2017

27 Gennaio ad Alpignano

Locandina

 

27 Gennaio a San Gillio

Locandina

 

Due film per conoscere, meditare e non dimenticare. In occasione del Giorno della Memoria...

Conoscere, meditare e non dimenticare

 



 

 2016


27 Gennaio ad Alpignano

Il Giorno della Memoria, in Alpignano, al Cruto, i Giovani hanno letto alcune pagine dedicate ai Giusti che hanno aiutato gli Ebrei. E’ stata letta anche una pagina dedicata ai nostri Giusti, scritta partendo dalle parole dei Partigiani, dai loro racconti,  per un ringraziamento alle Donne ed ai Contadini; le prime perché li avevano aiutati con il vestiario e le cure in caso di malattia, i secondi per il cibo..

Giusti Italiani


27 Gennaio a San Gillio


 

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella


in occasione della Celebrazione del Giorno della Memoria



  "Primo Levi: "Meditate che questo è stato.
 Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore""

(da Quirinale on line)


Torino, 27, 29, 30  Gennaio 2016

L'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza per il Giorno della Memoria

 



 

2015

 

27 Gennaio ad Alpignano

 

Giorno della Memoria 2015 San Gillio

 

Perchè la nostra pagina dedicata alla Memoria è denominata "Giovani"

 

Primo Levi: risposta alla lettera di una scolara (LaStampa)


Al Visitatore - di Primo Levi

 



 

2014

 

27 Gennaio ad Alpignano

Giorno della Memoria 2014 a San Gillio

Mostra "Un secolo due primavere"  a San Gillio ed Alpignano

 

La MEMORIA perché


“La nostra cultura invidia, come tutte le culture, qualcosa al passato, perché il presente senza il passato e senza la prospettiva del futuro sarebbe una ben misera cosa, diciamo uno strato molto sottile. Noi non dobbiamo confondere l'idea del presente con l'attimo fuggente. Il presente in fondo è una dimensione da cui non ci spostiamo mai. Mentre io parlo sono sempre nel presente come lo ero prima e mi ricordo di ciò che ho detto, probabilmente, e lo sarò anche dopo come anticipazione. Quindi in realtà il nostro presente è tridimensionale: cioè è il presente del presente, il presente del passato, in quanto ricordo, e il presente del futuro, in quanto attesa. Quindi ogni civiltà, diciamo, non considerando il presente come attimo fuggente, ma come il nostro orizzonte, vive dentro un passato, ma vive anche dentro le aspettazioni del futuro. Cioè noi non possiamo ridurre il presente alla piattezza bidimensionale, cioè il presente che ha bisogno di un passato. C'è, per così dire, un passato irredento, che è come una molla compressa. Il futuro che, appunto, è paradossalmente contenuto nel passato, nel senso che il passato ci spinge per realizzare qualche cosa. E' proprio come una molla compressa. Il futuro sta nel passato come la molla, quando ci teniamo le mani sopra, e, se noi la lasciamo andare, questi desideri del passato si proiettano verso il futuro. Detto in termini più semplici, noi non dobbiamo mai appiattire il tempo a una sola dimensione. La pienezza della nostra vita, la gioia anche, non soltanto la tragedia del passato, consiste nel rendere il passato fruttuoso per il nostro presente e nel considerarlo come "il sogno di una cosa", avrebbe detto Marx, come l'aspettativa racchiusa nel passato, che ci apre le porte verso il futuro. Noi dobbiamo, cioè, vivere il passato non come semplicemente un magazzino in cui i nostri ricordi stanno nel tempo. Noi passiamo continuamente dalla dimensione di ciò che è stato a quella di ciò che sarà. Abbiamo bisogno nello stesso tempo di memoria e di oblio, perché dobbiamo ricordare il passato, se no non avremo identità, e dimenticarlo, se no non avremo apertura al nuovo” (prof Bodei).




"Raccontare poco non era giusto, raccontare il vero non si era creduti, allora ho evitato di raccontare. Sono stato prigioniero e bon, dicevo." 
(dalle memorie di un internato - schiavi di hitler.it)




 La Resistenza dei militari italiani nei Lager (IMI)

Nel settembre 1943 vennero catturati e disarmati dai tedeschi oltre un milione di soldati italiani, che si trovavano in patria o all'estero, tra Iugoslavia, Francia, Albania, Grecia e isole dell'Egeo. Di questi più di 600.000 mila finirono nei lager di prigionia tedeschi (13.000 ufficiali e 57.000 sottufficiali e il resto soldati). Il regime nazista non considerò mai i nostri militari catturati come prigionieri di guerra, ma li classificò subito come IMI (internati militari italiani): come tali furono obbligati al lavoro forzato e sottratti alla possibilità di controllo della Croce Rossa Internazionale e alla tutela della Convenzione di Ginevra del 1929, sottoscritta anche dalla Germania, che prescriveva un trattamento umanitario. Durante l'internamento nei campi i nostri militari furono incessantemente invitati, in cambio della loro liberazione, ad arruolarsi nelle forze armate tedesche e soprattutto nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana. La stragrande maggioranza degli internati si rifiutò, opponendosi a qualsiasi collaborazione e rassegnandosi alla prigionia nei lager, in tragiche condizioni di vita. La resistenza nei lager è costata, come risulta dagli stessi registri dei decessi compilati dai tedeschi in ogni campo di prigionia, il sacrificio di 78.216 persone.




La testimonianza rilasciata dall'ex IMI

Autigna Pasquale (Alpignano)

e

Incontro con il Sindaco di Alpignano del 23 Gennaio 2014



25 Gennaio 2014


Dossier Memoria
 

Testimonianze di donne internate
 

"Gli Schiavi di Hitler..."

 

La Repubblica Italiana, dopo anni di colpevole oblio, ha conferito il 19 novembre 1997 la Medaglia d’Oro al Valor Militare all’ “Internato Ignoto” con la seguente motivazione:

“Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali, internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all'onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l'Italia”


Torino: "Seicentomila No"
 

27 Gennaio 2014  GIORNO DELLA MEMORIA



"Non gridate più"   di Giuseppe Ungaretti

Cessate di uccidere i morti,

non gridate più, non gridate

se li volete udire,

se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,

non fanno più rumore

del crescere dell’erba

lieta dove non passa l’uomo.



"Ai bambini una carezza"   di Maria Pia Bernicchia


Ai bambini una carezza

per tutte le infanzie rubate

per i legami strappati

per i fiori recisi

per le andate senza ritorno

per tutti i "progetti-uomo" mai realizzati

per tutte le ferite dell'abbandono

per tutto il freddo

per tutta la paura

per tutto l'odio

per tutta la fame

per tutto il non amore...

 

"I 20 bambini di Bullenhuser Damm"

(Il 20 aprile 1945 nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm 20 bambini provenienti da tutta l'Europa vennero uccisi. Questo libro narra la storia delle loro giovani vite e della tragica catena di vicende passate per l'arresto, la detenzione nel campo di Auschwitz-Birkenau, la separazione dai genitori, gli esperimenti medici e il terribile epilogo)

"Scarpette Rosse", di Joyce Lussu

 



 

2013

Torino, 1° Febbraio

Iniziativa Giornata del ricordo



Il Negazionismo

(di C. Vercelli - da Patria Indipendente, Febbraio 2013)

 




27 Gennaio 2013



Torino, stazione Porta Nuova, binario 17


"Partirono da questa stazione i deportati politici per i campi di sterminio nazisti. A chi rimaneva lasciarono la consegna di continuare la lotta contro il nazifascismo per l'indipendenza e la libertà."
1944-1974
ANED - Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei lager nazisti
 



Torino, 20 Gennaio

Fiaccolata per la Memoria dei lager nazisti

h 15.30 davanti al binario 17 di Porta Nuova, fronte lapide ANED
percorso: partenza Porta Nuova, corso Vittorio, arrivo davanti all'ex carcere Le Nuove di Torino

Per il terzo anno consecutivo l’Associazione “Nessun uomo è un’isola” ONLUS, in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, ANED e associazioni Combattentistiche, organizza in occasione della commemorazione della “Giornata della Memoria”, la “Fiaccolata da Porta Nuova a Le Nuove”.
(da Anpi prov. TO)

 




Il giorno della Memoria -

proponiamo un aiuto per gli insegnanti, tratto da fra.europa.eu

(FRA – Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali - Schwarzenbergplatz 11 - 1040 Vienna)

"Viaggio nel passato –

un insegnamento per il futuro: Manuale per insegnanti"

 




Due importanti testimonianze sulla Shoah:

Liliana Segre e Nanette Blitz Konig

(da La Stampa on line)



27 Gennaio 2013

Elena ed il "suo" Treno della Memoria

Una studentessa e la sua esperienza




27 Gennaio 2013

Moni Ovadia

Gli eredi dei ragazzi di Salò

Eccoli qua di ritorno i baldi ragazzi nazifascisti, i nipotini mai redenti dei bravi giovanotti di Salò, i pupilli di zio Alemanno tanto coccolati dalla commozione di politici bipartisan assetati di riconciliazione revisionista. Non ci stancheremo mai di ripetere che la riconciliazione fu voluta e proposta all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, nella forma di una vasta amnistia, dall’allora Guardasigilli, il comunista Palmiro Togliatti.

Togliatti non solo mandò liberi i fascisti, ma permise loro di ritornare alla vita civile e politica garantiti da una Costituzione generata dalla resistenza antifascista. Se avessero vinto i ragazzi di Salò, quelli come me sarebbero passati per i camini, gli oppositori sarebbero stati passati per le armi o rinchiusi in amene località turistiche di qualche lager.

Ora, dopo l’ultimo ributtante episodio di antisemitismo avvenuto a Napoli, scoperto dalle indagini dei carabinieri, molti politici della destra mostreranno il viso indignato e addolorato, si produrranno in manifestazioni di esecrazione pubblica con toni melodrammatici: «Che orrore, progettare di violentare una ragazza ebrea, pianificare l’incendio di un negozio israelita!». E, una volta di più, avremo come viatico, il trionfo dell’ipocrisia. Per l’ennesima volta non si andrà alla radice della mala pianta: la connivenza, la benevolenza o l’indifferenza di vasta parte della classe politica e non solo della destra berlusconiana, nei confronti della sottocultura nazifascista e di tutte e sue declinazioni pseudo folkloristiche di cui fa parte anche il razzismo negli stadi. Anche non pochi esponenti del centrosinistra hanno strumentalmente sottovalutato l’indisturbato fiorire e rifiorire delle culture razziste, xenofobe e antisemite. Hanno accettato per quieto vivere la celebrazione di veri e propri sabba revisionisti nei salotti conniventi della televisione di Stato. Hanno tollerato le più infami calunnie contro i partigiani che hanno dato le loro vite perché noi vivessimo liberi in una democrazia mentre dichiarati fascisti e antisemiti avevano accesso al Parlamento repubblicano.

Da ultimo, hanno lasciato che l’istituzione del Giorno del Ricordo diventasse il campo di battaglia del revanscismo filofascista e hanno compiuto l’opera demolitrice della cultura antifascista che aveva preso l’avvio con la rimozione dal corso degli studi scolastici della materia di Educazione Civica che aveva il compito di formare i nostri giovani nella conoscenza consapevole della Costituzione. Adesso ci facciano la birra con la loro finta indignazione pelosa. Non ne abbiamo bisogno. Ciò di cui abbiamo bisogno è che l’antifascismo ritorni al centro del nostro sistema di valori. (L’Unità on line, 26/01/2013)



27 Gennaio 2013

Merkel, sempre responsabili per crimini nazisti

BERLINO  - La Germania ha "una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo": lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in vista dell'80/mo anniversario dell'arrivo al potere di Adolf Hitler e alla vigilia del 'Giorno della memoria'. "Naturalmente, abbiamo una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e, anzitutto, anche per l'Olocausto", ha detto la Merkel in un podcast pubblicato oggi sul suo sito Internet, quando mancano tre giorni all'anniversario - mercoledì - della salita al potere di Hitler il 30 gennaio 1933. "Dobbiamo dire chiaramente, generazione dopo generazione, e dobbiamo dirlo ancora una volta: con coraggio, il coraggio civile, ognuno, individualmente, può impedire che il razzismo e l'antisemitismo abbiano alcuna possibilità", ha aggiunto. "Noi affrontiamo la nostra storia, non occultiamo niente, non respingiamo niente - ha concluso -. Dobbiamo confrontarci con questo per assicurarci di essere in futuro un partner buono e degno di fede, come del resto lo siamo già oggi, fortunatamente" (ANSA, 26 gennaio, 21:11)



ANPI Torino

Il giorno della Memoria



Alpignano, 23, 24 Gennaio 2013

Giorno della Memoria, per non dimenticare...

"La chiave di Sara"



Torino, Giovedì 24 Gennaio 2013 alle ore 18,30

(Aula Magna del Politecnico, Corso Duca degli Abruzzi 24)

Concerto per il “Giorno della Memoria"

a cura del Consiglio Regionale del Piemonte (Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana, Consiglio Provinciale di Torino (Comitato Resistenza, Costituzione e Democrazia), Goethe-Institut Turin,Comunità Ebraica di Torino, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Torino "Giorgio Agosti", Politecnico di Torino e Edizioni Seb27.



San Gillio, Giorno della Memoria 25 gennaio 2013


Mostre per non dimenticare



PIANEZZA, 25 Gennaio, Salone delle Feste ore 21

Giorno della Memoria: "Parole e Musiche"



Città di Venaria Reale, 27 Gennaio, ore 10,30

"La valigia del dolore"

percorso a tappe lungo le vie del centro storico per stimolare il ricordo e la riflessione su uno dei periodi più tragici e drammatici della storia moderna - a cura dell'Associazione teatrale e culturale I RETROSCENA, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Città di Venaria Reale

 



 

2012

 

27 Gennaio 2012

...ricordiamo ogni giorno per diventare Persone migliori...

 



27 Gennaio ad Alpignano           

 

27 Gennaio  a San Gillio

 

27 Gennaio  a Pianezza

 

Comitato Colle del Lys  I Giusti della montagna



Pubblicazioni

 

Maria Teresa Milano

è dottore di ricerca in ebraistica e autrice di saggi su cultura ebraica e didattica della Shoah.

Le sue ultime pubblicazioni:

"Il libro della Shoah. Ogni bambino ha un nome" (con S. Kaminski), Edizioni Sonda, 2009;


"Terezin. La fortezza della resistenza non armata", Edizioni Le Chateau, 2012;


"Regina Jonas. Vita di una rabbina (Berlino 1902– Auschwitz 1944)", Effatà 2012.




Ugo e Silvia Pacifici Noja,

"Il cacciatore di Giusti. Storie di non ebrei che salvarono i figli d'Israele dalla Shoah" collana «Le bussole» EFFETA' EDITRICE, 2010



...e ricordiamo anche i campi di concentramento fascisti-italiani ...

Nei campi di concentramento fascisti di Rab – Arbe e Gonars

Intervista a Marija Poje e a Herman Janež

Forse è vero quello che alla fine delle interviste ci hanno raccontato Marija Poje (1922) e Herman Janež (1935), due sopravvissuti ai campi di concentramento di Arbe (oggi Rab in Croazia) e di Gonars in Friuli: “voi potete solo intravedere il nostro mondo, ma non potete capirlo, perché anche noi oggi quasi quasi stentiamo ormai a capirlo, ma intravediamo nei ricordi l’orrore di quel mondo”.

 




...da: lager di Terezin...

Terezin
Una macchia di sporco dentro sudice mura
e tutt’attorno il filo spinato:
30.000 dormono
e quando si sveglieranno
vedranno il mare
del loro sangue.
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati:
dov’è il Babau di un tempo?
Ma forse questo non è che un sogno
e io ritornerò laggiù con la mia infanzia.
Infanzia, fiore di roseto,
mormorante campana dei miei sogni,
come madre che culla il figlio
con l’amore traboccante
della sua maternità.
Infanzia miserabile catena
che ti lega al nemico e alla forca.
Miserabile infanzia, che dentro il suo squallore
già distingue il bene e il male.
Laggiù dove l’infanzia dolcemente riposa
nelle piccole aiuole di un parco,
laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato
quando su me è caduto il disprezzo:
laggiù nei giardini o nei fiori
o sul seno materno, dove io sono nato
per piangere …
Alla luce di una candela m’addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno …
Hanus Hachenburg (1929 – 1943)

 
Terezin
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Da troppo tempo siamo una schiera di maledetti
che vuole stringere le tempie dei suoi figli
con le bende della cecità.
Quattro anni dietro a una palude
In attesa che irrompa un’acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
Non c’è fragore d’armi, sono muti i fucili,
non c’è traccia di sangue qui: nulla,
solo una fame senza parole.
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora di dormire …
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Neppure gli anni potranno cancellare
tutto ciò.
Anonimo

La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
 Pavel Friedman (1921 – 1944)

 

Il giardino
E’ piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.
Franta Bass (1930 – 1944)

 



 

2010



Alpignano 2010: Non Dimenticare
 

Ricordiamo gli ex Internati di Alpignano

 

 

Il Giorno della Memoria a La Cassa

Il Giorno della Memoria a San Gillio



 

2008 

 27 Gennaio 2008 Giorno della Memoria


 
Alpignano: 25 gennaio inizio percorso "Giorno della Memoria"

 

Il Giorno della Memoria a San Gillio

I ragazzi raccontano Auschwitz

Serata di lettura



 

2007

L'antisemitismo fascista (Patria indipendente, 21 gennaio 2007)

 

Il Giorno della Memoria ad Alpignano

Venerdì 26 gennaio
Proiezione del film "La Rosa Bianca" presso il Cinema Lumièrè - Via Rosselli n. 19 - Pianezza. Riservata ai cittadini alpignanesi.

Sabato 27 gennaio
Mostra e dibattito presso il Salone Museale dell'Opificio Cruto - Via Matteotti n. 2

Lunedì 29 gennaio 

Proiezione del film "Il grande dittatore". Riservata alle scuole

 

Il Giorno della Memoria a San Gillio

 

Primo Levi vent'anni dopo

Nota della redazione: abbiamo scelto di pubblicare il pezzo della STAMPA perchè racconta di un Levi altamente umano e, come tale, conoscitore dell'umana specie. Attualissimo, può essere un esempio per i nostri giovani, e un incontro auspicabile anche per le donne e gli uomini che oggi sembrano persi nella superficialità dell'essere.

Un elenco delle opere di Levi


 

PRIMO LEVI. I giorni e le opere

dal 18 aprile al 14 ottobre 2007 presso il MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA, DELLA DEPORTAZIONE, DELLA GUERRA, DEI DIRITTI E DELLA LIBERTÀ
Corso Valdocco 4a, Torino.

La mostra, insignita dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è prodotta dal Centre d’Histoire de la Résistance et de la Déportation di Lione, a cura di Philippe Mesnard e Carlo Saletti.

Il Museo Diffuso la presenta nella versione italiana, curata da Alberto Cavaglion e Elisabetta Ruffini, grazie al sostegno della Regione Piemonte e con la collaborazione della Fondazione Teatro Stabile di Torino.

Attraverso fotografie, immagini video e riproduzioni di documenti, la mostra presenta le diverse linee che definiscono Primo Levi intellettuale e scrittore e Primo Levi testimone della Shoah. L’evoluzione di queste linee, i loro punti di incontro e di divergenza, la loro tensione ne sono perciò il punto di partenza.

La versione torinese sarà inoltre arricchita da un videoallestimento sulla rappresentazione teatrale di Se questo è un uomo, presentata al teatro Carignano nella stagione 1966/67 del Teatro Stabile, per la regia di Gianfranco De Bosio nell’adattamento drammaturgico curato dallo stesso Primo Levi con Pieralberto Marché.

 


 


 27 Gennaio: Giorno della Memoria



Prima vennero per gli ebrei

" Prima vennero per gli ebrei
e io non dissi nulla perché
non ero ebreo.

Poi vennero per i comunisti
e io non dissi nulla perché
non ero comunista.

Poi vennero per i sindacalisti
e io non dissi nulla perché
non ero sindacalista.

Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa."

Martin Niemoeller, pastore evangelico deportato a Dachau

 


 



... quando un film aiuta a capire ...

Chaplin:
"Il Grande Dittatore"
Il discorso del dittatore


“Conoscere per non perdere la memoria" 

"I bambini italiani nella Shoah"


di Sara Valentina Di Palma, (DEP - Rivista telematica di studi sulla memoria femminile)

 




Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.


Primo Levi, Se questo è un uomo - Opere Complete -Einaudi

 



Statistica Generale degli Ebrei Vittime della Shoah in Italia (1943-1945)





... pagine (dalle testimonianze "meno" cruenti) tratte dal libro:

"DONNE E BAMBINI NEI LAGER NAZISTI"

testimonianze dirette raccolte a cura di Giorgina Bellak e Giovanni Melodia

(Associazione Nazionale ex Deportati politici nei campi nazisti - Milano - 1960/61)

Bruno Piazza: Le nostre compagne, i nostri figli, ad Auschwitz


 


i racconti del Comandante del lager Rudolf Hoess:

I Crematori

la "missione" del Comandante




Campi di concentramento italiani - La risiera di San Sabba




... molti, pur consci del pericolo cui si esponevano, salvarono la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i partigiani accompagnarono alla frontiera svizzera centinaia di vecchi e bambini, e li misero in salvo. Molti ebrei trovarono rifugio e salvezza grazie alla Chiesa cattolica ...

I Giusti




Ai Docenti
Insegnare la Shoah; parlare dello sterminio sistematico di milioni di uomini, di donne, di bambini perpetrato dal nazismo in nome di un progetto che non ammetteva l'esistenza di "razze inferiori" e che prevedeva l'eliminazione fisica di ogni voce di opposizione. Come trasmettere l'insegnamento di questa immane tragedia a ragazzi bombardati ogni giorno da notizie di guerre, di ingiustizie, di orrendi attentati?

 



 

Quando l’uomo, la donna, perdono se stessi, ovvero quella parte umana che distingue la nostra specie dalle belve, quel che ne esce è inenarrabile. Eppure non basta dire: “... la guerra degrada l’umano”; se così fosse l’umanità avrebbe, in base alle esperienze vissute, evitato le guerre, le guerriglie, la violenza... Invece, basta dare uno sguardo a trecentosessanta gradi a questo povero mondo e la crudeltà è all’ordine del giorno, a partire dai bambini che subiscono violenze di ogni genere.

Allora la domanda è: perché l’essere umano ha bisogno di autodistruggersi? Far violenza agli altri è farla a se stessi, perché gli altri ci rimandano l’immagine di quello che siamo, persone e/o nazione. Cosa c’è dunque, in quest’aria che respiriamo (economica-culturale-sociale) che ci rende belve? Prego, prendiamoci un po’ di silenzio attivo per riflettere come soggetti (e non oggetti della moda): Io chi sono? - In quale contesto cresco, imparo, lavoro, vivo? - Sto bene con me stesso? - Cosa mi fa star male (reale o indotto dal sistema)? - Come uscirne? - Di cosa ho realmente bisogno? - Come costruirlo? ...

Recuperare il tempo del pensiero autonomo è già un passo sulla strada della costruzione... Il primo passo...

Tergiversare non è più possibile: i valori sono oramai crollati e l’uomo (preda del consumismo) è arrivato a consumare se stesso. Avanti non si cammina se non ci sono radici profonde a mantenerci in equilibrio...  Riappropriamoci delle nostre, velocemente, per non ricadere nei soliti errori distruttivi/autodistruttivi.  

(la redazione del sito, gennaio 2007)