dall'assoggettazione

..... la quotidianità, dal Sud  al Nord .....

alla soggettività

Premessa (in blu il racconto di Tito/Gino, in nero pezzi della nostra storia)

Marcia su Roma: 28 ottobre 1922 - Quadrunvirato che avrebbe diretto l’insurrezione a nome di Mussolini e direttivo fascista: De Vecchi, Del Bono, Balbo, Bianchi. In realtà, si dice che fu una parata, in quanto il re aveva già incaricato Mussolini di fare il nuovo governo.

Re: Vittorio Emanuele III°, che consegnò il Paese nelle mani fasciste

Quando Mussolini arrivò a Roma la mattina del 30 ottobre, a sera salì dal re con la lista dei ministri.

Periodo storico: il biennio rosso.

Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, anche l'Italia soffrì di gravi difficoltà economiche. La disoccupazione, la riconversione industriale da militare a civile, il ritorno dei reduci, furono problemi giganteschi per il nostro paese. I ceti medi e le classi a reddito fisso furono particolarmente colpite dalla crisi economica, anche perché danneggiate più delle altre dall'inflazione causata dalle enormi spese militari e deluse a causa del mancato aumento degli stipendi”. “Nel periodo successivo, tra il 1919 e il 1920, la classe operaia esplose con scioperi, dimostrazioni ed agitazioni a livelli impressionanti nelle fabbriche italiane, contro il taglio degli stipendi e le serrate.”

Leggi la storia del tempo: http://www.storiaxxisecolo.it/

 

Chi sosteneva Mussolini: gli industriali del Nord ed i latifondisti del Sud

(L'era fascista - letto in internet

L'era fascista fu creata, appunto, dal fascismo, adottando come data di inizio quella del giorno successivo alla marcia su Roma, che avvenne il 28 ottobre 1922.
Il primo anno di quella che fu l'era fascista iniziava dunque il 29 ottobre 1922 e terminava il 28 ottobre 1923; il 29 ottobre 1923 iniziava il secondo anno, e così via.
L'obbligo di aggiungere, in numero romano, l'anno dell'era fascista accanto a quello dell'era cristiana entrò in vigore a partire dal 29 ottobre 1927, in seguito a una circolare del 25 dicembre 1926.
La data della sua cessazione può essere considerata il 25 luglio 1943, quando venne fatto cessare il regime fascista. Tuttavia, dal 15 settembre 1943 alla fine di aprile 1945 fu ancora in vigore nella Repubblica sociale italiana, ossia nell'Italia settentrionale governata dal fascismo).

 

Il mio percorso di cittadino del Sud nell’era fascista.

Guardo le mie pagelle e anche lì appare la scritta: E.F.(era fascista) e l’iscrizione all’O.N.B. (opera nazionale balilla), che era obbligatoria.

La scuola elementare era di cinque anni e divisa in grado inferiore dalla 1ª alla 3 ª; ed in grado superiore dalla 4 ª alla 5 ª.

Al termine del primo e del secondo grado venivano rilasciati gli attestati.

(Es.: “... il 23.6.1931 IX E.F....ha frequentato con profitto gli studi del grado inferiore(presidente della commissione il maestro C.); il 24.6.1933, XI E.F. ... ha completato gli studi di grado superiore ...)

Cito il maestro C. perché lo ricordo come l’unico maestro della scuola che non indossava né la camicia nera, né il distintivo del P.N.F. (partito nazional fascista) all’occhiello della giacca. Si pensava potesse farlo perché cognato del generale R., del Corpo d’Armata,  comandante dei Cappellani militari della M.V.S.N. (milizia volontaria sicurezza nazionale – corpo speciale alle dipendenze di Mussolini).

Ricordo anche un mio compagno di classe, che sovente, quando si prevedevano manifestazioni o ricorrenze  fasciste, non veniva a scuola perché  incarceravano suo padre considerato un “sovversivo”.

I libri scolastici erano tutti uguali, e su tutto il territorio. Essendo il primogenito, i miei libri passavano poi in dotazione a mio fratello e alle mie sorelle. Oltre al sussidiario, c’era anche il testo “Libro e moschetto Balilla perfetto”.

Da balilla eravamo obbligati a frequentare il sabato fascista. Il maestro C., che tanto è rimasto nella mia memoria, ci avvisava di andare alle adunate del sabato per fare i pagliacci nelle esercitazioni con il moschetto di legno. Solo lui poteva permettersi di usare quei termini!. Gli altri insegnanti erano “ligi” al dovere, e ci incitavano ad andare alle esercitazioni pre -militari come futuro radioso dell’Italia fascista. Espressioni del Duce che, in tutti i suoi discorsi, esaltava la superiorità del nostro Paese e della razza ariana pura, (leggi sul tema le pagine sul sito

 

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evidenziato anche nei documenti d’identità.

L’inquadramento militare dei balilla, avanguardisti e giovani fascisti, imposto, era la preparazione all’idealità della guerra.

Assegnare ai fanciulli un ruolo specifico, nelle pubbliche manifestazioni, attraverso le divise, è stato un modo efficace per far penetrare nelle coscienze dei ragazzi il sentimento fascista, con l’imitazione degli adulti inneggianti alla Patria, all’aggressività, col motto” Credere Obbedire Combattere”. Motto che nel Paese si trovava scritto un po’ ovunque.

Da bambino

Finiti i compiti di scuola, dovevo andare ad imparare il mestiere di mio padre, che era “sellaio”. Questi artigiani producevano finimenti per cavalli, sia da traino che da sella e da carrozze. Ho dovuto poi gestire il lavoro, perché mio padre fu richiamato alle armi nei CC.RR. nel 1935, per conquistare “un posto al sole”, dopo aver combattuto già la 1ª guerra mondiale (1915/18).

Le truppe italiane occuparono l’Etiopia

(…Ecco la legge, o italiani, che chiude un periodo della nostra storia e ne apre un altro come un immenso varco aperto su tutte le possibilità del futuro:
l. - I territori e le genti che appartenevano all'impero di Etiopia sono posti sotto la sovranità piena e intera del Regno d'Italia.
2. - Il titolo di imperatore d'Etiopia viene assunto per sé e per i suoi successori dal re d'Italia…-dal discorso di Mussolini

leggi: http://www.storiaxxisecolo.it/

e leggi anche sulle brutalità italiane in Etiopia: “Dal diario segreto di Ciro Poggiali, inviato speciale del "Corriere della Sera" ad Addis Abeba nel '36-'37” -

29 ottobre 1937~XVI (dal 1° e 2° libro del fascista – leggi: http://digilander.libero.it/SOIME/page2.html) :

Passaggio alle dipendenze del P.N.F. di tutte le organizzazioni giovanili e istituzione della Gioventù Italiana del Littorio”.

Nel 1940 il re diventa anche sovrano d’Albania.

... Nonostante gli impegni lavorativi, la sera frequentavo la scuola di “Avviamento al lavoro con specializzazione meccanica”. Terminati i corsi, nel 1938 anno XVI E.F…., al ritorno di mio padre dalla guerra 1935/36, nel periodo estivo, facevo l’aiuto conduttore della macchina a vapore per la trebbiatura. Lavoro duro ma piacevole…

L’altro periodo soddisfacente, perché avevo attitudine all’obbedienza e all’ordine militare, fu partecipare all’addestramento quale “balilla”, tanto che presto fui promosso capo squadra moschettiere e aiutante del mio comandante centurione...

Al compimento del 14° anno di età, sempre inquadrati nella G.I.L. – gioventù del littorio – c’era il passaggio alle formazioni avanguardiste. Le esercitazioni ora avvenivano col moschetto a canna corta e il fucile mitragliatore con treppiede, già utilizzato dall’esercito e dalla M.V.S.N. fascista nella guerra d’Etiopia. Le esercitazioni all’uso delle predette armi durante il sabato fascista, era la preparazione alle guerre di aggressione. Da avanguardista fui promosso aiuto centurione e istruttore degli allievi che si apprestavano ad essere chiamati di leva nell’esercito. Chi non si presentava alle esercitazioni veniva punito e rinchiuso nelle camere di sicurezza della stazione dei CC.RR., solo la domenica, per un bel lavaggio del cervello ... In questi 4 anni fui ammesso a due “campi Dux” a Roma, per attitudini e benemerenze…

Al compimento del 18° anno di età ci dotavano della divisa di “giovane fascista”  sino alla chiamata di leva, per svolgere nei reparti le incombenze specifiche dell’esercito... Altri si arruolavano nella M.V.S.N. reparti speciali del fascismo…

Io aspiravo ad entrare come volontario (18 anni) nell’Arma dei CC.RR., con il proposito di fare tutta la carriera militare, fino al congedo per limiti di età...

Dopo aver inoltrato la domanda di volontario, e fatto idoneo, frequentai la scuola allievi Carabinieri, senza difficoltà, essendo figlio di un carabiniere in congedo, che era anche presidente della sezione CC.RR. in congedo.

Il lavoro.

Al rientro dalla guerra d’Africa, mio padre riprese a lavorare con me, ma a causa dell’evoluzione tecnologica, aumentavano sempre di più i mezzi meccanici per l’agricoltura, a forte scapito dell’artigianato dei sellai. Le entrate erano appena sufficienti per la nostra famiglia di sette persone. Di conseguenza, mio padre decise di cercarsi un altro lavoro.

Le ferree leggi fasciste impedivano di cercarlo fuori provincia (Bari). In quei territori non c’erano industrie belliche... Insomma, per recarsi a lavorare al nord, bisognava aspettare la richiesta di mano d’opera... e nello stesso tempo avere una residenza.

A Pianezza (TO), abitava una cugina di papà, ed altri compaesani fuoriusciti durante le persecuzioni degli  antifascisti. La cugina assicurò che presso le industrie Miletto si assumeva sia personale maschile che femminile, a condizione di avere i requisiti disposti per Legge.

Occorreva una raccomandazione importante. Venuto a conoscenza che il generale R., comandante dei Cappellani militari, era amico della famiglia Miletto, dopo lunghe peripezie e stratagemmi, ottenne la fatidica raccomandazione nell’ottobre del 1939. Mio padre si trasferì quindi a Pianezza, dove venne assunto come aiuto meccanico. Un anno dopo, ottenne il permesso di trasferire da Minervino Murge tutta la famiglia. Io rimasi a Minervino perché in attesa della chiamata da Roma, per frequentare il corso allievi CC.RR.

Mia sorella Lina di 16 anni venne subito assunta da Miletto; mio fratello Beppe, del 1927, fu assunto quale aiuto soffiatore alla Philips di Alpignano, dove rimase fino al 1944, poi mi raggiunse in montagna, al Colle del Lys, per fare il partigiano…

Nei Carabinieri.

I corsi per allievi CC.RR. durarono solo tre mesi, per ragioni belliche. A Roma rimasi un mese, gli altri due li feci a Torino, caserma Cernaia, grazie ad una raccomandazione del Presidente nazionale dei carabinieri in congedo (buoni rapporti che aveva con mio padre...).

A fine dicembre 1940, promosso Carabiniere effettivo, fui assegnato alla Legione di Torino ed inviato nel biellese per servizio d’istituto (ordine pubblico...)

La guerra.

Dopo la costituzione della triplice alleanza, Italia, Germania, Giappone, il Duce entra in guerra contro Gran Bretagna e Francia, per non essere da meno del dittatore tedesco Hitler

 

(Berlino, 10/6/40 Telegramma di Hitler a Mussolini: “…Duce, la decisione storica che Voi avete oggi proclamato mi ha commosso profondamente. Tutto il popolo tedesco pensa in questo momento a Voi e al vostro Paese. Le forze armate germaniche gioiscono di poter essere in lotta al lato dei camerati italiani…) Leggi:

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Avevano detto trattarsi di una guerra lampo... mentre il popolo applaudiva e osannava (e tutti pensavano che l’intero popolo italiano fosse fascista!); divenne invece la tragedia della seconda guerra mondiale!

Nel primo anno di guerra, a noi sembrava che gli eventi bellici ci fossero favorevoli, ma col passare del tempo la situazione peggiorava...

Il mio gruppo fu trasferito alla Legione di Bolzano: era il 1941. Prestavo servizio di pattugliamento in città e sulle ferrovie del Brennero, compresa la stazione (dove ho subito le prepotenze dei pattuglioni tedeschi). Al passaggio dei treni speciali tedeschi, questi ci invitavano a ritirarci nei locali della stazione, perché solo loro potevano presidiare il passaggio dei loro convogli.

Questi episodi, e la delusione sull’andamento della guerra, cominciavano ad intaccare la nostra certezza, e cominciarono a serpeggiare forti dubbi...

Nel 1942, fui mobilitato e mandato, vestito in grigio-verde come i soldati, in un gruppo speciale, con un battaglione di alpini, a fare rastrellamenti in Jugoslavia, contro i partigiani di Tito

(Bilancio delle vittime slovene in 29 mesi di terrore fascista, nei 4.550 Km quadrati di questo territorio:

Ostaggi civili fucilati .........   n. 1.500
Fucilati sul posto..................n. 2.500
Deceduti per sevizie................n.    84
Torturati e arsi vivi…………………        n.   103
Uomini, donne e bambini morti nei
campi di concentramento……………        n. 7.000

Totale …………………………………               n. 13.087

Leggi: http://www.storiaxxisecolo.it/

 

Luglio 1943

“…prima del 25 luglio, molto prima dell'8 settembre, sono gli scioperi del marzo `43 a segnare l'inizio della fine del ventennio fascista. Scioperi contro la guerra, contro la fame, contro il regime; quando la borghesia italiana è ancora muta, i partiti antifascisti solo l'ombra di quel che erano e ridotti alla dimensione di gruppetti clandestini, gli intellettuali combattuti tra fedeltà alla patria e disaffezione per l'uomo del destino; quando le fabbriche sono militarizzate e scioperare può costare il tribunale speciale, l'accusa di tradimento, la galera, e, poi, la deportazione, la prospettiva del lager. Il 5 marzo del `43 è la data del «risveglio operaio», il riannodarsi del filo rosso spezzato nel `22…Il vero inizio della Resistenza”.

Il 25 luglio del 1943 il Gran Consiglio del Partito fascista metteva in minoranza il cav. Benito Mussolini, ed il re Vittorio Emanale III° lo fece arrestare. La radio annunciò la destituzione e la nomina del maresciallo Badoglio.

(... La mattina del 25 luglio il Duce accettò di recarsi dal re. Fece il suo ingresso a Villa Savoia alle 17, per il consueto colloquio settimanale; non sapeva che già in quel momento la sua scorta era sotto controllo, e duecento carabinieri circondavano l'edificio, mentre un'ambulanza della Croce Rossa era in attesa di portarlo via prigioniero. Fu il capitano dei carabinieri Giovanni Frignani ad arrestarlo. Mussolini fu prima relegato a Ponza nella casa già occupata dal prigioniero abissino ras Immiru, e poi all'Isola della Maddalena. Le notizie dell'arresto di Mussolini e della formazione del Governo Badoglio furono accolte in tutt'Italia con manifestazioni di giubilo; gli antifascisti e molta gente comune scese in piazza e divelse i simboli del vecchio regime, inneggiando alla democrazia e alla pace).

(Una brutta pagina di storia rimossa: il massacro di Bari del 28 luglio 1943 - Bari, mattina del 28 luglio 1943: diffusasi la notizia che sarebbero stati liberati i detenuti politici, un gruppo di giovani si muove per andare loro incontro. Strada facendo si forma un corteo di circa duecento persone, tra cui molti studenti, che si ferma davanti alla sede della Federazione fascista, presidiata dall’esercito, per chiedere la rimozione dei simboli del regime. Improvvisamente parte il fuoco contro i manifestanti: alla fine si contano venti morti, trentotto feriti

 (http://www.storiaxxisecolo.it/ )

Lo sconforto, la delusione, lo scoramento serpeggiavano non solo nell’esercito, ma nei quadri a tutti i livelli della M.V.S.N., mentre fra la popolazione serpeggiava l’euforia della svolta. Si distruggevano i simboli del fascismo scambiando la fine del fascismo con la fine della guerra; finiva quella a fianco dei tedeschi per iniziare, con l’8 di settembre (armistizio), quella contro gli ex alleati.

(L'8 settembre Badoglio comunica via radio la notizia dell'armistizio. Quattro giorni dopo, il 12 settembre,  Mussolini viene liberato da un reparto di paracadutisti tedeschi, guidato dal maggiore  Harald Mors, e portato a Monaco di Baviera ove riceve da Hitler l'invito a ricostituire un governo fascista. Il 18 settembre, dai microfoni di Radio Monaco, annuncia la nascita di un nuovo stato, fascista e repubblicano.

Il 23 settembre, al suo rientro in Italia, il duce proclama ufficialmente la nascita del nuovo Stato. L'Italia è di fatto divisa in due: la parte meridionale controllata dagli alleati sotto la luogotenenza del Re, e quella settentrionale – in cui prende vita la Resistenza - nelle mani dei tedeschi, con Mussolini a capo del governo. Il 29 settembre, alla "Rocca delle caminate", residenza privata di Mussolini, si tiene la prima riunione del governo fascista. Il duce nomina ministro della guerra il Maresciallo Rodolfo Graziani, con l'incarico di ricostituire un nuovo esercito repubblicano. Il 1° ottobre lo stesso Graziani, nel corso di una  manifestazione al teatro Adriano di Roma, lancia un appello ad aderire a tutti gli ufficiali e militari italiani. Ma il reclutamento non avrà mai le proporzioni sperate, e per far rispettare la leva obbligatoria Graziani sarà costretto ad emettere un bando in cui si minaccia la pena di morte per chi non si presenta entro i termini.  Ai primi di novembre la sede del nuovo governo viene stabilita a Salò, sul lago di Garda.

Il 14 novembre, con il congresso di Verona e l'approvazione della "carta sociale", nasce ufficialmente la Repubblica Sociale Italiana. Due mesi dopo, alcuni dei firmatari dell' "ordine del giorno Grandi"  vengono giudicati nel "Processo di Verona" (8 gennaio 1944) e quasi tutti condannati a morte per tradimento: tra essi Galeazzo Ciano, ex ministro degli esteri e genero di Mussolini, ed Emilio de Bono. Gli Alleati risalgono la penisola e in giugno viene liberata Roma. Il movimento partigiano ottiene importanti successi in tutto il Centro-Nord. Tedeschi e fascisti reagiscono rabbiosamente con i rastrellamenti, in cui vengono impiegati i militi della Guardia Nazionale Repubblicana e poi le Brigate Nere, che collaborano con le SS anche nella caccia agli ebrei. Nel dicembre del 1944 Mussolini tiene il suo ultimo discorso al teatro lirico di Milano. La linea Gotica cede e si apre anche il fronte orientale, dove avanzano le armate jugoslave di Tito. La stagione della Repubblica Sociale Italiana termina nell'aprile del '45, quando i tedeschi si arrendono, Milano Genova e Torino vengono liberate dai partigiani e Mussolini tenta la fuga, ma viene catturato a Dongo e giustiziato.)

Con l’8 settembre lo sbandamento del regio Esercito è evidente: resta senza precisi ordini da parte dei Comandanti Italiani; i tedeschi intanto, organizzati, occupano con forza ingente il nord del Paese,  cercando di catturare i soldati italiani e deportarli nei lager in Germania.

Mi trovavo con il mio gruppo di CC.RR a Cividale di Udine, ed i tedeschi ci assicurarono che avremmo potuto provvedere all’ordine pubblico. Ma diverse nostre pattuglie non rientrarono in sede. Quale il motivo? Sbandamento, o fatti prigionieri dai tedeschi? Il mattino del 13 settembre anche il mio tenente  sparì: l’incertezza sul da farsi era pressante, ma bisognava prendere una decisione. Con un mio commilitone residente a Chivasso, decidemmo di vestirci da civili (grazie ad alcune famiglie che ci aiutarono, avendo figli al fronte) e di tornare a casa.

 

Per non essere catturati dai tedeschi, decidemmo di attraversare la campagna, lontani dalle stazioni, informandoci, presso le famiglie che ci ospitavano la notte, quali strade percorrere per raggiungere il Piemonte.

Finalmente dopo 18 giorni, raggiunsi Pianezza (il mio compagno si era fermato a Chivasso e non ho più avuto sue notizie), e trovai tutta la famiglia sistemata in un’ala di una grande casa, con un solo servizio per tutte le famiglie che vi risiedevano.

 

Dopo un breve periodo di riposo, cominciai ad incontrare coetanei che si trovavano nelle mie stesse condizioni, e conoscenti antifascisti. Gli orientamenti erano diversi: “stiamo nascosti” erano quelli che definisco “attendisti”, oppure “raggiungiamo le bande in montagna” erano decisi a combattere i tedeschi ed i repubblichini di Salò.

Con Nello farina, vicino di casa, per libera scelta, raggiungemmo i Partigiani del Colle del Lys. Diventai partigiano, svolgendo varie mansioni nella 17ª brigata Garibaldi nell’alta e bassa Valle, combattendo la guerra per la libertà del mio Paese (vedi sul sito, pagina di Alpignano, “Il partigiano Tito”).

 

Tito/Gino