Colle del Lys 3 luglio 2016

Categoria: Memoria Pubblicato: Mercoledì, 29 Giugno 2016

70° ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Colle del Lys. Anno 2016. Documento d’intenti

 

Come rappresentanti delle Istituzioni pubbliche, siamo convenuti al colle del Lys nel 70° anniversario della proclamazione della Repubblica italiana per commemorare i 2024 partigiani che sacrificarono la vita nelle valli di Lanzo e di Susa, del Sangone e del Chisone.

Dopo oltre vent'anni di dittatura prima e di regime poi, il 2 e il 3 giugno 1946 si tornò a votare liberamente per scegliere la forma politico-istituzionale dello Stato e i membri dell'Assemblea costituente. Per la prima volta nella Storia del nostro Paese, in quella circostanza fu inoltre perfezionato il suffragio universale portando alle urne quasi 15 milioni di donne, oltre metà dell'elettorato.

Si tratta di traguardi straordinari sul piano della civiltà giuridica, a maggior ragione se considerati nella prospettiva del passato. Lo Stato liberale aveva infatti sperimentato soltanto per due legislature la democrazia politica, mentre il fascismo aveva annullato ogni possibilità per i cittadini di partecipare attivamente alle decisioni riguardanti la vita pubblica.

Gli italiani si presentarono all'appuntamento profondamente divisi. Il referendum vide  prevalere l'opzione repubblicana per meno di due milioni di voti, risultato tanto più significativo se pensiamo che il voto valeva a stabilire continuità o rottura con la monarchia sabauda, resasi responsabile della tragedia rappresentata dalle due guerre mondiali e dal totalitarismo.

A ben vedere, tuttavia, i segni premonitori di quella frattura erano già visibili nella campagna elettorale, tanto incandescente da far pensare alla Commissione alleata di controllo – istituita dalle Nazioni unite - che il Paese fosse ancora immaturo per la democrazia e che la diffusa intolleranza comprovasse la sopravvivenza del fascismo alla sua stessa caduta politica.

Il parere degli osservatori internazionali non dovette poi mutare con gli eventi che seguirono la consultazione. I monarchici denunciarono brogli, aggredirono fisicamente gli avversari sia a Roma sia a Napoli e minacciarono di formare un regno separato nel Sud, dove avevano avuto la maggioranza dei suffragi. Il conteggio dei voti durò d'altronde una settimana e solo il 18 giugno, dopo che furono respinti i ricorsi degli sconfitti e Umberto II di Savoia ebbe lasciato l'Italia, venne infine proclamata la Repubblica.

Anche il quadro dirigente politico affermatosi con la Resistenza e dopo la Liberazione era tutt'altro che unanime nell'immaginare la futura forma dello Stato. Repubblicani convinti erano i socialisti, gli azionisti e, con una cautela dettata dal pragmatismo, i comunisti; parteggiavano invece per la monarchia i liberali e, tra essi, quel Luigi Einaudi che sarebbe paradossalmente diventato il primo Presidente della Repubblica; quanto ai democristiani, erano tanto dilaniati da affidarsi alla libertà di coscienza in vista del referendum.

Già nel congresso del Comitato di Liberazione Nazionale tenutosi a Bari nel gennaio del 1944, quei partiti avevano congiuntamente auspicato la rifondazione dello Stato in senso democratico, ma – condizionati dalla contesa tra gli inglesi fautori del mantenimento della monarchia e gli americani inclini a lasciare libertà di scelta agli italiani - avevano demandato la determinazione della forma istituzionale ad un'Assemblea costituente da eleggere alla fine della guerra.

Solo dopo l'abdicazione di Vittorio Emanuele III e la formazione del governo Bonomi, la volontà del Cln poté diventare legge con il decreto n° 151 del 1944. All'inizio del 1945, un secondo decreto riconobbe quindi alle donne il diritto di voto attivo e passivo, mentre un terzo provvedimento del marzo del 1946 - modificando quello del 1944 – affidò infine ad un referendum popolare la scelta della forma dello Stato.

Dall'esame di questi fatti, appare evidente come la nostra Repubblica sia nata debole e malcerta dopo un'incubazione a dir poco accidentata. Questa constatazione non può però eclissare il merito del Cln che, reso forte dai principi di unanimità e pariteticità adottati, seppe agire con mano ferma in un contesto delicatissimo e portare così a termine la ricostruzione dello Stato.

Oggi, in uno dei frangenti più complessi dell'ormai lunga vita repubblicana, è necessario che tutti noi, rappresentanti delle Istituzioni pubbliche, accogliamo nell'adempire alle nostre funzioni la vocazione alla pluralità che permise alla Resistenza di liberare l'Italia dal fascismo e dal nazismo e quei medesimi valori di pace, libertà, democrazia e giustizia sociale che la nostra Costituzione pone tra i suoi Principi fondamentali.

 Colle del Lys, 3 luglio 2016

Comitato Resistenza Colle del Lys – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

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